I Cobalto, band biellese formata da Luca Biaggi, Lorenzo Martinotti, Corrado Segato e Matteo Lorenzi, erano tra i 69 finalisti di Sanremo Giovani 2018 con il brano Fuorigioco.
Ma, ironia della sorte, sono stati squalificati per 21 visualizzazioni: un video caricato su Youtube, infatti, ha decretato la loro esclusione dal Festival perché inviato anonimamente alla Rai.
Noi ci siamo fatti raccontare tutti i dettagli. Scoprite subito la nostra intervista!
Ciao ragazzi, com’è nato il vostro gruppo e chi sono i componenti?
«I Cobalto sono Luca, Lorenzo, Matteo e Corrado. Portiamo avanti questo progetto da circa un anno e siamo quattro amici che si conoscono da una vita. Le nostre rispettive vite sociali si sono sempre incrociate con la musica, la sala prove o discorsi infiniti sui nostri dischi preferiti, e così siamo inevitabilmente finiti a suonare insieme.»
Da quale band o artista traete ispirazione?
«Ci piace tutta la scena inglese di fine anni Sessanta, la cosiddetta Swingin’ London, ma i Beatles vincono su tutti. In generale abbiamo tanti punti di riferimento all’interno della band, poi ascoltiamo tanta musica italiana, Battisti, Lucio Dalla, Equipe 84, ma anche band e artisti della scena attuale.»
Come si può definire il vostro genere musicale?
«Oggi si parla tantissimo di indie, ma forse noi contemporanei non siamo davvero in grado di dire se sia un genere, un periodo storico o semplicemente un nuovo modo di essere della musica italiana. Noi scriviamo canzoni, che è quello che ci interessa davvero,e cerchiamo di costruire attorno ai nostri pezzi un vestito vintage e dare loro un sapore anni 70’.Infatti nel disco che stiamo registrando non c’è nemmeno un suono elettronico!»
È stato semplice conciliare i trascorsi musicali di ciascuno di voi e creare un’identità di gruppo ben definita?
«Bella domanda. Siamo musicisti ma, ancora prima, siamo grandi ascoltatori di musica. Diciamo che ognuno di noi è partito da un percorso diverso, chi magari dal punk rock o dal beat italiano, per poi ricongiungerci tutti e quattro in quello che oggi sono i Cobalto. Sentiamo di avere un’identità forte grazie ai nostri punti d’incontro, ma anche grazie alle nostre differenze.»
Quali difficoltà avete dovuto affrontare per affermarvi e cosa consigliereste ad una band emergente per farsi notare?
«Noi ci siamo affacciati da poco al panorama musicale italiano, alla fine il nostro primo singolo è uscito a fine dicembre, quindi ne abbiamo ancora di strada da fare. Però in generale ci sentiremmo di consigliare quello che consigliamo ogni giorno a noi stessi: di essere veri, di scrivere canzoni con il cuore e con la testa e di metterci il massimo impegno.
Siamo anche in un periodo storico molto favorevole per le band. Finalmente, dopo tanti anni di silenzio, c’è di nuovo una scena musicale viva, un pubblico di riferimento molto attento, e poi sta tornando la curiosità di scoprire cose nuove. E la curiosità è sempre una gran cosa.»
Come avviene il processo creativo delle vostre canzoni?
«Ogni canzone ha la sua storia, ma solitamente partiamo da un concetto, un’idea, poi lo trasformiamo in un testo e infine diamo vita alla canzone. Ma alcuni brani sono nati da un riff o da una serata di improvvisazione, non c’è una regola fissa. La cosa che accomuna tutti i pezzi però è il bisogno di comunicare qualcosa, di raccontare una storia. Per noi è una vera e propria urgenza. Magari ci sono quelle mattine che ti svegli e hai in mente un bel ricordo oppure devi esternare un dolore, una incomprensione, un momento difficile della tua vita… e allora cominci a scrivere.
Come diciamo sempre, alla fine è l’ispirazione che ti viene a cercare, quasi mai il contrario.»
Qualche settimana fa è uscito Fuorigioco, il vostro singolo d’esordio.Come è nata l’idea della sua creazione e produzione e che riscontro sta avendo col pubblico?
«L’idea è partita proprio dalla metafora calcistica del fuorigioco.
È una canzone che abbiamo scritto per esprimere un sentimento collettivo della nostra generazione e racconta quella sensazione di sentirsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. Il riscontro per ora ci ha sorpreso, abbiamo faticato a trovare qualcuno che ci abbia detto che il pezzo è brutto e questo ci ha riempiti di orgoglio.»
Vi siete mai sentiti sulla linea del Fuorigioco?
«Certo, tutti i giorni. Alla fine è un po’ quello che racconta il pezzo. Non so, ci sembra quasi che da anni ci venga ripetuto che non ce la faremo, che siamo una generazione sempre in fuorigioco: basta accendere un telegiornale per sentire che non avremo la pensione, non avremo mai un lavoro fisso, che non sappiamo cos’è il sacrificio. Fuorigioco è anche un po’ un riscatto che vuole sfatare alcuni luoghi comuni sempre associati ai giovani e raccontare le nostre paure, i nostri sogni e le nostre idee.»
Il peggior cartellino rosso ricevuto finora?
«Beh, sicuramente l’esclusione da Sanremo Giovani. Ci hanno eliminato per 21 visualizzazioni di un video che non sapevamo fosse online, una bella fregatura. Non nascondiamo che la cosa brucia ancora, ma ogni tanto ci fa sorridere pensare che sia successo proprio a una canzone che si chiama Fuorigioco.»
Qualche novità in vista che vorreste condividere in anteprima con noi?
«Stiamo già pensando al secondo singolo, uscirà sicuramente un nuovo videoclip. Intanto, nel frattempo, continueremo a promuovere il progetto e cercare di suonare dal vivo il più possibile.»
Lasciateci un’immagine che vorreste venisse subito in mente a chi pensa ai Cobalto.
«Una festa in casa con tanta bella gente, birra, sigarette e la musica giusta. Magari su vinile.»
Rosaria Vecchio, creatrice di Pillole di Musica Pop, un piccolo spazio per gli amanti del pop, dove poter parlare di musica a 360°, senza particolari limiti o censure.
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