Dopo aver conosciuto Tekla (cliccate qui per rileggere l’intervista), oggi vi presentiamo Daniele D’Adamo, in arte Magadan, giovane cantautore pugliese, in rotazione radiofonica con il nuovo singolo “Inchiostromatita”. Con lui abbiamo rivissuto le principali tappe del suo percorso artistico, parlato del suo ritorno in scena e affrontato alcune tematiche delicate e attuali, come l’importanza della salute mentale. Conoscetelo meglio nella nostra intervista!
Daniele D’Adamo, in arte Magadan, è un ragazzo di 23 anni di origini pugliesi. La sua passione per la scrittura inizia in età adolescenziale con il rap, con un gruppo di amici, per poi autoprodursi poco dopo. Dal 2015 al 2019, girerà tutta la provincia pugliese, destreggiandosi nei suoi primi live. Nel 2019 si trasferisce a Milano per frequentare il CPM, ma è nel 2021 che l’urban inizia a stargli stretto, iniziando così a cercare una forma musicale che gli appartenga maggiormente. Puntando a diventare un punto rosso nella folla, la sua musica diventa un miscuglio di colori, contaminazioni e sfumature di generi come il rock, il pop americano e il funk. Nello stesso anno tenta l’esperienza di X Factor, uscendone cresciuto e lungimirante. La voglia di raccontare storie e di emozionare è, per Magadan, parte fondamentale del suo progetto artistico: il primo Marzo si aggiungerà ai suoi singoli già pubblicati “Inchiostromatita”, un nuovo tassello dopo “In un uomo” e l’EP d’esordio “Mare tra le luci”.
«Ciao, mi chiamo Daniele, in arte Magadan. Ho 23 anni, vengo dalla Puglia e vivo a Milano da quasi 5 anni..»
«Mi sono avvicinato alla musica sin da piccolo. Ho una famiglia molto legata alla musica, suonano praticamente tutti, quindi era destino. Ho avuto il mio primo approccio con la batteria a 5 anni, studiandola per i 10 anni successivi. Nel frattempo ho sempre cantato, iniziando poi a studiare canto intorno ai 14 anni.»
«Magadan è l’unione delle prime due lettere dei nomi dei componenti della mia famiglia. MA GA DA AN, ho unito le ultime due A ed eccolo qui. Al tempo era la password del computer di mio padre, mi colpii molto e decisi di rubarla.»
«Periodo incredibile. Sentii proprio un cambiamento nella mente e nel corpo. L’ho vissuto a pieno, l’ho proprio sentito. Mi ricordo che ritrovai un modo di vivere che avevo perso, un approccio alla vita che avevo dimenticato, ma che mi faceva stare benissimo. Ricordo la serenità, la voglia di fare, scrissi tantissimo. Feci tante esperienze, tra le quali X-Factor, che mi ha dato la possibilità di scoprire il mondo televisivo e conoscere persone che sento tutt’ora e delle quali vedo la crescita e il miglioramento dei progetti, giorno per giorno. Ricordo anche il non essere cosciente che tutto ciò che stavo vivendo era solo l’inizio di un grande viaggio di maturazione e tante consapevolezze che ad un certo punto arrivano, com’è giusto che sia in qualsiasi percorso di crescita.»
«Il brano sta andando molto bene. Mi sta dando la possibilità di vivere tante nuove dinamiche dal punto di vista lavorativo, sto conoscendo gente e la gente sta conoscendo me. Dal punto di vista musicale, emotivo e affettivo, che per me sono molto più importanti, sta andando anche meglio. Il brano è piaciuto, ha raccontato qualcosa ed è entrato nelle emozioni delle persone. Per me non c’è vittoria più grande. Spero possa continuare così.»
«Non ho mai avuto un briciolo di dubbio, dal primo momento. È un brano che mi ha sempre suscitato delle emozioni particolari, arrivava in modo diverso rispetto agli altri. Durante questi tre anni, semplicemente, ho conosciuto persone nuove che mi hanno dato la possibilità di lavorare anche a nuovi progetti e stimoli, oltre che limare per bene una maturità ed una mentalità che forse, musicalmente, non avevo. Il brano era molto diverso, è rimasto solo il ritornello ed il suo modo di essere energico. Da un lato sono contento siano passati tre anni tra scrittura e pubblicazione. Ho avuto modo di strutturarlo per bene e rendergli giustizia al massimo.»
«Assolutamente sì. Senza problemi dico che, anch’io, faccio terapia e che una tematica come questa andrebbe sensibilizzata proprio perchè deve essere vista come una cosa legata alla normalità e non ad una situazione estranea alla quotidianità. Parlare è la soluzione migliore ed io, con il dialogo, sono riuscito a vivere la mia crescita da 2 anni a questa parte, in maniera serena, avendo acquisito la capacità di sapermi dare risposte a domande che, magari, senza questo tipo di dinamica, mi avrebbero sovrastato. Semplicemente dobbiamo essere aiutati a capire che non è nulla di strano, è tutto quello che abbiamo nella testa. Da soli è più difficile arrivarci.»
«Secondo me viene associato alla troppa fragilità che, spesso, viene accostata alle generazioni del presente. Viene vista più come una debolezza, quindi una problematica. Bisogna far capire, invece, che è solo un modo per crescere più consapevoli di tutto ciò che ci gira intorno.»
«Assolutamente sì, nel mio piccolo cerco anche di farlo con i miei amici o con persone che conosco. Non avrei mai la presunzione di dover insegnare qualcosa a qualcuno, non è il mio ruolo, ma se ho la possibilità di dare dei consigli, sono il primo a farlo se questo poi può giovare alle persone.»
«Non ho mai vissuto una situazione così enorme da poter poi dire mi è stata salvata la vita, o almeno, ora riesco a vedere tutto ciò che ho vissuto per quello che è stato davvero. Ho vissuto dei momenti più bui e altri super luminosi e, con il tempo, ho capito che tutto questo fa parte del grande viaggio, è normalità, quindi ho smesso anche di ingigantirli. La musica mi ha arricchito la vita, senza lei sicuramente non sarei la persona che sono. Faccio tutto in funzione della musica, dalla mattina alla sera. Probabilmente il mio modo di essere è questo, grazie alla sua continua influenza. Quindi più che avermi salvato, la musica è la mia vita.»
«Più che cambiato, mi sento evoluto ed in continua evoluzione. Tre anni fa ho capito finalmente la mia forma, e la maturità sta anche nel non cambiare forme come fossero figurine, perché se no non si è mai veramente sicuri di ciò che si fa. La mia forma si plasma in continuazione, si evolve, ma la sua essenza rimane ben salda.»
«Spero possa portarmi nella quotidianità di più persone possibili. Voglio far sentire, a chi ascolta la mia musica, le stesse emozioni che sento io quando ascolto la musica che caratterizza le mie giornate.»
«Consiglio innanzitutto di non fare questo per una questione di apparenza o visibilità. La musica bisogna sentirla, è prima di tutto un bisogno personale, deve invadere il cervello. Consiglio poi di studiarla anche, perché dà la possibilità di vivere a 360 gradi tutto ciò che si sta facendo e che si sente. Ultimo, ma non per importanza, bisogna avere tanta, tanta, tanta pazienza e crederci come il primo giorno.»
Rosaria Vecchio, creatrice di Pillole di Musica Pop, un piccolo spazio per gli amanti del pop, dove poter parlare di musica a 360°, senza particolari limiti o censure.
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