La sveglia di Pillole suona un po’ in ritardo, con un viaggio in macchina e in metro supersonico. Arriviamo giusti giusti per il primo panel in Torneria Tortona: “Le etichette vogliono ripensare lo streaming“.
Con gli interventi di Francesca Trainini (President IMPALA- Vicepresident PMI), Kees Van Weijen (Executive Board Member IMPALA) e Lorenzo Grignani (General Manager Southern Europe FUGA) e dopo una breve introduzione su IMPALA, l’Associazione delle etichette indipendenti, il focus del panel è sulla disparità tra le indipendenti e le major, soprattutto per quanto riguarda lo streaming. È notizia di qualche giorno fa, infatti, la pubblicazione dei 3 punti di rinnovamento di Spotify:
Il secondo punto è la problematica maggiore di questo rinnovamento perché, al momento, ci sono 100 milioni di registrazioni su Spotify, di cui 50 milioni trattasi o di tracce senza stream o white noise, bot e tutto ciò che non è musica. Degli altri 50 milioni, 30 non arrivano ai 1000 stream. Con la nuova decisione, la piccola parte incassata da quei 30 milioni verrà ridistribuita ai 20 milioni che già ricevono un compenso. Trattasi di un sistema totalmente esclusivo, che porterà sempre di più ad arricchire i pesci grossi e ad indebolire chi ha meno visibilità.
Discorso diverso, invece, per quanto riguarda il primo e il terzo punto, dove qualche anno fa ogni traccia nuova corrispondeva ad un utente nuovo. Essendoci il problema di saturazione, adesso anche le piattaforme sono interessate a fare pulizia, per rendere il servizio più funzionale. Ma tra il desiderio di far cassa e pulizia ci vanno di mezzo gli emergenti.
Il problema della definizione di un compenso equo è il nucleo su cui si fonda IMPALA. L’associazione sta pensando a nuove possibilità basate sulla lunghezza del brano o su altri parametri. Al momento è una lotta difficile, soprattutto a causa dell’estrema praticità che hanno le piattaforme con l’utilizzo dei dati sensibili e con la creazione di consigliati ad hoc per ogni utente.
Fra i fantasmi che maggiormente spaventano, c’è la possibilità che la soglia dei 1000 possa crescere fino a rendere Spotify una piattaforma d’elite, togliendo ogni possibilità agli emergenti di farsi notare.
Con queste paure, e sentendoci quasi parte del meccanismo che trafigge le promesse musicali, facciamo una piccola pausa pranzo, per poi dirigerci verso il Duomo, dove in Via Dante tra il 6 e l’8 si tiene una mostra all’aperto dedicata al cantautore per eccellenza: Francesco Guccini.
Si tratta di una mostra grafica in cui si pone l’accento sul Guccini uomo. Legato al suo lavoro di insegnante al Dickinson College e all’Università di Bologna, segno di quanto fosse aperto alle nuove generazioni, ma legato anche alla semplicità della sua vita, ci sono scatti che sottolineano il suo amore per i luoghi sociali, come le osterie. Era un frequentatore assiduo infatti, tanto da arrivare a fondarne una chiamata “L’osteria delle dame”, nei pressi del torresotto di via Castiglione. Il suo amore era dovuto anche ad una particolare connotazione che avevano le osterie, essendo luoghi in cui la cultura si sviluppava e si diffondeva. Si suonava folk, repertorio e musica internazionale.
La trattoria da Vito, sempre a Bologna, molto frequentata da Guccini, era un luogo di ritrovo di giorno per numerosi intellettuali (Benigni, Umberto Eco, Arnoldo Foà) e giornalisti. Ma era la notte il momento preferito di Guccini, perchè oltre alla socialità era un grande amante del gioco. Ed era in quei momenti di tranquillità che si poteva rilassare giocando a carte.
Ecco a voi le fotografie che potrete ammirare passando per Via Dante:
Dopo aver comprato il nuovo album del cantautore bolognese, disponibile solo in versione fisica, facciamo il consueto e ormai iconico retro front verso Torneria Tortona per seguire “Live music events and Tiktok“, che vede come protagonista i social e la promozione di Ticketone.
Con gli interventi di Elena Salvi (Founder e CEO di Cosmic), Giorgio Aretino (Marketing ed E-Commerce Director di Ticketone), Elena Malena (Team Leader Digital Marketing di Ticketone) e con la moderazione di Rockol, si inizia parlando di come la pandemia abbia cambiato l’acquisto degli eventi musicali. Dal 2020, infatti, la generazione Z ha iniziato a essere il target preponderante come acquirente. Da un punto di vista analitico, questo conferma come la generazione Z, dopo la pandemia, sia più propensa a spendere e al tempo stesso più predisposta a vivere esperienze, rispetto a comprare un bene fisico. La grande affluenza ha comportato anche il cambio del trend nell’annuncio delle date degli artisti. Vengono spesso annunciate date evento, alle quali poi, nel corso della promozione, si aggiungono seconde date o date zero.
Tiktok svolge un ruolo fondamentale in questo contesto: non è solo un’app di contenuto ma anche d’informazione, sostituendosi a volte anche a Google. Ticketone sbarca su Tiktok, cercando di andare oltre al singolo acquisto del biglietto. Guardando il loro canale non si troveranno solo info e Adv, ma tanta ironia, fantasia e freschezza con il linguaggio veloce e poco patinato tipico della Generazione Z. La creazione del canale ha come primo protagonista Numeroverde, creator appassionato di musica che condivide il viaggio, le ore in fila, le canzoni e il ritorno. Da lì in poi collaborazioni con Mc_cakedesignlab con torte a tema, Pmassi con rubriche come “Cosa dice il concerto di te” e “Ilgioielliere” con il gioco di parole con “Gold” di Ticketone per una promo a favore dei biglietti dell’azienda, gli unici considerati autentici. Poi Matteo Varini con dialoghi in cui si finge un ansioso organizzatore di concerti, Nicola Conversa che ironizza sulle difficoltà di essere in coda ad un concerto mentre litiga con la fidanzata e segue una call di lavoro, e infine Camonkei mentre intervista la gente ai concerti.
Altri format vincenti sono stati i tutorial su come gestire i biglietti, i video di 30 secondi con storytelling sulla sponsorizzazione degli eventi o, ancora, gli annunci di eventi a tema slot machine o flash news a formato tg.
Si conclude con l’engagement, che ha avuto come tema un povero stagista che rimane l’unico a lavorare ad Agosto, sempre legato a Ticketone. Questo contenuto è stato proposto per i “Tiktok Awards“.
Tutto questo è stato il giusto mix di informazione e ironia che ha portato il brand a far crescere il canale, facendolo arrivare a 50,3K di followers.
Ravvivati grazie all’intelligenza e alla freschezza dei social di Ticketone, abbiamo fatto una lunga pausa per poi partecipare all’evento “Daniele Silvestri: 30 anni di musica e parole“, con Daniele Silvestri e Luca De Gennaro.
Si inizia parlando di FolkStudio, il locale dove nacque Daniele Silvestri, un posto fertile d’arte e di libertà, una realtà vissuta ingenuamente e senza pretese, ma che era destinata al salto di qualità che ebbe quando gli artisti iniziarono a voler suonare nel locale (Lucio Dalla, Subsonica, Tricky etc).
Ma la sua nascita si deve anche al contesto familiare. Cresciuto tra musica e teatro, vengono raccontati simpatici aneddoti, come il parlare col padre in rima come fosse un dialogo-filastrocca (che lo aiutò a crearsi una cultura per la metrica e le parole) e l’amore per i musical (grazie all’influenza della madre cantante). Il suo primo approccio è al pianoforte e, a 8-9 anni, aveva già le idee chiare: fare il musicista.
Anche la consapevolezza di essere un ottimo autore iniziò relativamente presto, mentre molto tardivo fu il rendersi conto di poter fare il cantautore, tra i 24-25 anni, con Folk Studio, il primo disco e il primo contratto discografico.
Viene posto un accento molto interessante da parte di Luca De Gennaro sul periodo storico in cui Daniele Silvestri nasceva. Era un periodo di grande contaminazione e di sviluppo di musica alternativa (techno, grunge, hiphop) e tutto questo contesto di grande innovazione, conferma il cantautore, gli ha permesso di migliorare il suo linguaggio e il suo impegno dal punto di vista sociale.
Dopo un breve ricordo sul trio composto da lui, Max Gazzè e Niccolo Fabi e il loro viaggio coi Medici Dell’Africa, si parla di attualità. Il cinema sembra avere sostituito la musica nell’impegno sociale. Silvestri spiega come in passato, nel suo contesto, fosse più semplice farsi una propria idea politico-sociale, essendo meno complesso il mondo in cui viveva. Oggi non sembra essere richiesto così come nel mondo musicale, non sembra più esserci la domanda, ed è per questo che non si prova con l’offerta.
Ci spiega come, nella sua idea di arte, bisognerebbe avere coraggio nel proporre anche progetti che non rientrano nei canoni di apprezzamento del mercato, citando come esempio il grande successo del film della Cortellesi.
Legandosi ai giorni d’oggi, sottolinea come si stia perdendo sempre di più la cultura del testo e della melodia, in favore della ricerca della base funzionale, pur riconoscendo come ci siano ancora grandi cantautori emergenti del calibro di Mirkoeilcane, Fulminacci o Tutti Fenomeni.
Sul finale ci presenta la pazza idea (di chiara ispirazione teatrale, per quanto riguarda la ripetitività) del suo tour chiamato “Il cantastorie recidivo” in cui si esibirà per 30 concerti nello stesso posto, l’Auditorium Parco della Musica di Roma per festeggiare i suoi 30 di carriera.
Usciamo e rientriamo dalla sala di Torneria per assistere all’ultimo evento di oggi “Il gioco delle parole“, l’intervista a Neffa e ad Ele A sulle parole condotta da Carlo Pastore.
Un interessante dibattito che penetra nel gap generazionale tra 2 artisti come Neffa ed Ele A porta all’apertura di diverse tematiche, tutte legate dal filo rosso dell’utilizzo della parola.
Pur ascoltando pochissima musica contemporanea (per rimanere puro nell’ispirazione e originale), Neffa ha ascoltato Ele A e si è riconosciuto in questa ragazza, per la scelta musicale che porta avanti, trovando una sorta di “Marxismo nel rap” e vedendo in lei un’originalità che esce dagli schemi e che sembra venire diretta dal futuro.
Grazie all’ecletticità della sua carriera, Neffa ha usato le parole in mille sfumature (dal pop al rap) e spiega come segua il suono delle parole scrivendo, partendo dal flusso per creare le linee melodiche ed il testo. Per lui la musica ha un ruolo preponderante, rispetto alle parole che considera secondarie nella fase creativa, per quanto abbiano un potere immenso per comunicare e sfogarsi.
Ele A condivide quanto detto da Neffa, il tutto sta nell’espressività e nell’energia dell’interpretazione. Venendo però dalla scuola di Lugano, legata tanto agli incastri e tecnicismi, si è molto ispirata inizialmente alla tecnica rap, notando però nell’ultimo periodo come il liberarsi dagli schemi le abbia permesso di risultare molto più energica ed espressiva.
L’unione perfetta per essere dei buoni scrittori, in sostanza, per entrambi è saper seguire l’istinto musicale e levigarlo, pensando a come migliorare l’incisività di quello che si dice.
Si chiude parlando della diatriba sui testi trap da censurare, idea promossa dal sottosegretario alla cultura e dal Codacons. In poche parole Neffa spiega il suo pensiero: “La società non è il prodotto dell’arte, ma è l’arte il prodotto della società“, in quanto reazionaria ad essa. Ele A si accoda, aggiungendo come la lontananza culturale della politica alla cultura hip-hop non potrà mai permettere un’analisi approfondita del loro mondo.
Fra istruzioni per il buon paroliere, ironia, passato e implicazioni socio- politiche, si chiude un ottimo dialogo fra 2 generazioni diverse di artisti.
Noi abbastanza provati ma molto felici, dopo aver fatto una foto con Neffa, torniamo nelle nostre dimore per gustarci una meritata pizza fatta in casa.
Buona Music Week!
Davide ” Letargo” Gazzola è un giovane appassionato di musica e aspirante speaker. È un membro del team di Pillole di Musica Pop, anche se per definizione non si sente un “esperto”, ma semplicemente un “ossessionato” del Pop.
Davide ” Letargo” Gazzola è un giovane appassionato di musica e aspirante speaker. È un membro del team di Pillole di Musica Pop, anche se per definizione non si sente un “esperto”, ma semplicemente un “ossessionato” del Pop.
Davide ” Letargo” Gazzola è un giovane appassionato di musica e aspirante speaker.
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