Dopo aver conosciuto Paolo Loggia (cliccate qui per rileggere l’intervista), oggi vi presentiamo Alessio Mininni, in arte Maninni, giovane cantautore barese, oggi in rotazione radiofonica con il nuovo singolo “Senza”.
Classe ’97, Alessio Mininni, in arte Maninni, è nato e cresciuto a Bari, luogo in cui si è avvicinato alla musica da bambino, imbracciando una chitarra e ascoltando i suoi idoli, da U2 a Pink Floyd, da Vasco Rossi a Ligabue, artista che gli ha dato il La per inseguire questo suo sogno.
Taciturno ed empatico, ma anche profondamente energico, Maninni ha fatto della musica la sua più grande passione, nutrita con la costanza e l’umiltà di chi ha un obiettivo e lotta per raggiungerlo. Dopo l’esordio discografico nel 2017 con “Parlami di te” e il suo ultimo singolo “Peggio di ieri” nel 2019, adesso Maninni è pronto per la nuova avventura, che muove proprio da “Senza”.
Ciao Maninni, presentati ai nostri lettori.
«Ciao a tutti! Sono Maninni, ho 23 anni e sono un giovane cantautore. Nelle mie canzoni mi piace raccontare delle storie, che possano essere vissute da me o da altre persone, storie che riescono ad ispirarmi e a volte farmi trasportare dalla fantasia.»
Come e quando ti sei avvicinato alla musica?
«Mi sono avvicinato alla musica all’età di nove anni, quando ho assistito al mio primo concerto, il concerto degli U2. Mi ero follemente innamorato del suono della chitarra. Da lì mio padre mi acquistò una chitarra ed è iniziato questo amore folle con la musica.»
Forse non tutti sanno che hai partecipato alla 16° edizione di Amici: come sei cambiato da allora? E quale ricordo conservi di quella esperienza televisiva?
«Son cambiato tanto, dal carattere all’approccio che ora ho con la musica. Mi è servita molto a farmi crescere, sotto tutti i punti di vista. È stata una fantastica esperienza e il ricordo che tengo custodito nel cassetto è l’evoluzione di un mio brano con Fabrizio Moro.»
Qualche giorno fa è uscito il tuo nuovo singolo “Senza”: come è nata l’idea della sua creazione e produzione? E che riscontro sta avendo col pubblico?
«”Senza” l’ho scritta un po’ di tempo fa mentre ero a casa e guardavo un film che mi ha ispirato molto. Li ho pensato “qual è la cosa peggiore quando finisce una storia d’amore?” e mi sono venute in mente tutte le tappe che si percorrono insieme, tutto quello che diamo per scontato, come guardare una serie tv o cenare insieme, o stare semplicemente insieme ignari del fatto che quella sarà proprio l’ultima volta. Sta avendo un riscontro che sinceramente non mi aspettavo, infatti ci tenevo a ringraziare tutte le radio che mi stanno sostenendo e tutta la gente che ogni giorno mi regala delle emozioni.»
Le atmosfere create in “Senza” sono intrise di malinconia e tristezza. Quasi un omaggio alle melodie e ai contenuti della vecchia scuola cantautorale: quali sono state le tue fonti di ispirazione? E quanto hanno inciso nella tua crescita artistica?
«Ho sempre amato il cantautorato italiano dalla vecchia scuola a quello moderno. Son cresciuto con le canzoni di Lucio Battisti, Vasco Rossi e Ligabue. Hanno inciso molto, ognuno a suo modo. Sicuramente Ligabue mi ha dato il La per iniziare.»
Il videoclip sembra la narrazione di film, un racconto visuale dell’evoluzione di un amore. C’è un apporto personale nella scelta di queste scene? O ti sei affidato totalmente ad un professionista?
«Quando ho finito di scrivere “Senza” l’ho subito immaginata come colonna sonora di un film, quindi già immaginavo un videoclip che sapesse di cinema, che narrasse una storia. Per questo ho scelto Mauro Lamanna, che ha saputo rendere reale la mia immaginazione, e due attori. Il video è stato scritto e diretto da lui.»
“Senza” è stata inserita nella playlist “Scuola Indie” di Spotify, insieme ad altri artisti come 1998, Filo Vals, Iside, Chiamamifaro. Cosa ne pensi dell’attuale scena musicale? Hai preso spunto da qualche giovane collega per la realizzazione di questo progetto?
«Innanzitutto ringrazio Spotify per avermi inserito nelle sue playlist. Mi piace la direzione che sta prendendo la musica negli ultimi anni: sarò controcorrente, ma credo che con l’avvento della musica indipendente si siano scoperti dei cantautori fortissimi.»
Diego Calvetti, il tuo producer musicale, è una colonna portante del pop italiano: com’è nata la vostra collaborazione?
«Diego è un grande, abbiamo lavorato insieme su questo brano e mi son trovato benissimo. Gli ho mandato il mio provino chiedendogli cosa ne pensava e da lì è nato tutto: il brano gli è piaciuto e ha deciso di produrmelo. È stata una bellissima esperienza lavorare con un professionista come lui.»
“Senza” esce due anni dopo il tuo ultimo singolo. A cosa dobbiamo questo lungo periodo di silenzio?
«Credo fortemente che per conoscere a fondo se stessi ci vuole tempo. Ho lavorato tanto in questi due anni, ho dedicato tutto il tempo a questo progetto e sto continuando a farlo. Ho preferito prendermi del tempo, che è la cosa più preziosa che abbiamo, per realizzare un progetto curato nei minimi dettagli.»
C’è un brano, tra gli inediti, che ti rappresenta maggiormente?
«C’è un brano tra quelli che ho scritto che per me è molto importante, anche se tutti i brani sono a loro modo importanti perché racchiudono un momento esatto della mia vita, per ora però non posso spoilerarvi nulla. Più in là capirete.»
Di cosa non parleresti mai nei testi delle tue canzoni?
«Non saprei, non c’è un argomento che escludo. Scrivo “a sentimento” in base a ciò che la mia testa sta già cantando.»
Quali sono i tuoi prossimi obiettivi?
«Punto ad avere un percorso sempre in crescita, a piccoli passi, per realizzare qualcosa di grande. Non ho grandi pretese, ma grandi ambizioni. Chissà, un nuovo singolo, un disco. Ci stiamo lavorando con tanto entusiasmo.»
Dove pensi che andrà la tua musica in futuro?
«Mi auguro che la mia musica possa arrivare ad un grande pubblico, di qualsiasi fascia d’età. Non so cosa succederà, ma ci metto tutto me stesso.»
Rosaria Vecchio, creatrice di Pillole di Musica Pop, un piccolo spazio per gli amanti del pop, dove poter parlare di musica a 360°, senza particolari limiti o censure.
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