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“Il pop non può morire perché è il genere popolare più apprezzato dalla gente”. Intervista ad Ubaldo Di Leva

“Il pop non può morire perché è il genere popolare più apprezzato dalla gente”. Intervista ad Ubaldo Di Leva

Dopo aver conosciuto Luca Sala, oggi vi presentiamo Ubaldo Di Leva, giovane cantautore e producer casertano.

Nato a Caserta nel 1994, Ubaldo Di Leva nutre, fin da piccolo, la passione per due elementi che caratterizzeranno la sua vita: tecnologia e musica. 
Inizia a far parlare di sé sin dal suo esordio, avvenuto il 10 Settembre 2012, quando decide di lanciare “Metà di me” (un progetto musicale del tutto auto-prodotto ed indipendente) tramite i social network e il suo canale Youtube.
Nel 2013 pubblica la seconda parte di “Metà di me”, introducendo due nuovi brani “Scrivo di te” e “Quando ti incontrerò” ed avviando il progetto di inediti dove diventerà autore/compositore.

Nel 2014 esce “A me piaci così”, un concept album dedicato all’amore, composto da 10 brani inediti. Nel 2016 pubblica “Non riesco a convincermi”, il nuovo progetto che vede la collaborazione al mastering di Antonio Baglio, uno dei più rinomati mastering engineer internazionali.

Nello stesso anno scrive “Un cuore forte”, a cui faranno seguito “Senza senso” e “La nostra estate”, che chiuderanno la quadrilogia del progetto.


Dopo quattro anni dall’ultima pubblicazione, torna in scena nel 2017 con il nuovo album di cover “Canzoni d’autore”, che verrà rinnovato nel 2018.
A Settembre 2019 pubblica il nuovo singolo “Settembre“, progetto che viene alla luce grazie anche ad una campagna di crowdfunding e che viene accolto positivamente dalla critica, tanto da esser trasmesso da diverse radio ed aver raggiunto ottimi risultati su Spotify e su Youtube. 

A Febbraio 2020 lancia il nuovo singolo “Io Per Te Ci Sarò“, una ballata romantica con una musicalità pop e moderna ed uno sguardo positivo verso l’amore e i sentimenti. 

A Giugno 2020 esce il singolo estivo “Martina“, un brano leggero e spensierato che si candida, con estrema facilità, ad entrare nella lunga lista di canzoni dell’estate 2020.

Continuate la lettura se volete conoscerlo meglio!

Photo credit: Ubaldo Di Leva

Ciao Ubaldo, ci racconteresti chi sei e cosa fai nella vita?
«Ho 26 anni e vivo in provincia di Caserta. Sono un grande appassionato di musica e tecnologia, faccio il cantautore, il producer e sono un creator per contenuti web.
Tutta la mia vita ruota attorno alla musica, avendo anche un piccolo studio di registrazione.»

 

Quali sono i cantanti che hanno segnato la tua crescita artistica?
«Ho sempre ascoltato la musica italiana, tutto il cantautorato e i grandi interpreti. Da Celentano, Ranieri, Dalla, Baglioni, fino ai giorni nostri con Tiziano Ferro.
Negli ultimi anni ho iniziato ad apprezzare anche il pop internazionale: OneRepublic, Ryan Tedder, Alessia Cara ed Ed Sheeran, che ha piacevolmente cambiato molte cose nel mio stile musicale.»

 

Come pensi sia cambiato il concetto di pop negli ultimi anni?
«Tutti dicono che il pop sia diventato un genere di nicchia, ma penso che l’indie sia il nuovo pop.
Sono cambiati il nome, le sonorità, la scrittura forse un po’ più spinta e a volte davvero semplificata, ma alla fine è sempre pop. Certo, l’ondata rap e trap è spaventosa, ma spesso un singolo non dura oltre il mese. Il pop resta invece.


Il pop non può morire perché è il genere popolare più apprezzato dalla gente.»

Photo credit: Ubaldo Di Leva

L’utilizzo sempre più frequente della tecnologia e di strumenti musicali digitali ha influenzato, in qualche modo, il tuo sound?
«La tecnologia nella musica è un’arma a doppio taglio.
Da una parte ha semplificato la produzione perché, oggi, con un investimento minimo puoi tirare fuori dei prodotti eccellenti, senza andare in grandi studi ad utilizzare attrezzature super costose.
D’altro canto, avere a disposizione gli strumenti necessari per fare tutto a volte ti fa rimandare alcune scelte e, quindi, non riesci mai a mettere un punto ad un progetto.
In ogni caso, la tecnologia mi ha aiutato tantissimo e sinceramente non potrei farne a meno.»

 

Quali sono le tematiche che, attualmente, ti stanno più a cuore? E di cosa, invece, non parleresti mai nei testi delle tue canzoni?
«Mi definisco un umile cantautore che fa un “banale pop”. Ovviamente è una battuta perché il pop non è mai banale.
Da sempre cerco di raccontare storie vissute, che spesso si intrecciano con l’amore e i sentimenti, evitando però frasi o concetti troppo scontati. Non mi appartengono, invece, testi su eventi di attualità o politici: li lascio a chi ha una maturità e una preparazione artistica adatta per gli argomenti.»

 

Come ti comporti davanti ad un nuovo singolo? Pensi prima alla composizione della melodia o alla scrittura del testo?
«Non c’è una regola fissa. A volte hai prima una melodia, altre lavori ad un testo perché vuoi raccontare qualcosa e, in rari casi, riesci a comporre tutto strimpellando semplicemente la chitarra.
Con “Martina” avevo in mente la storia da raccontare e un testo più o meno vicino a quello finale, ma sono arrivato ad una vera e propria melodia dopo tanto tempo.»

 

Qualche settimana fa è uscito “Martina”, un brano leggero e spensierato che porta ritmo ed allegria. Qual è stato l’incipit che ha dato il via al lavoro e che messaggio vuole trasmettere?
«Dopo il periodo strano che abbiamo vissuto, non volevo raccontare storie tristi o malinconiche, ma trasmettere solo spensieratezza e positività. Non volevo cadere in frasi o temi scontati o creare la solita canzone estiva.
Volevo semplicemente raccontare questa storia che mi portavo dietro da un po’.
Non voglio vantarmi, ma con “Martina” credo di aver trovato quel suono che ricercavo da tanto.

“Martina” è una bella storia, ha dei lati che vanno letti con grande ironia. Volevo raccontare una cosa bella e, nonostante tutto, Martina lo è.
Non si vive di speranza, ma forse è proprio questa virtù che ci fa andare avanti.»

 

Musicalmente parlando, quanto è cambiato rispetto al provino originale?
«All’inizio non l’avevo nemmeno pensato come brano estivo. Poi c’è stato questo periodo legato al Covid e alla quarantena. Lo sconforto iniziale è stato grande: non avevo voglia di mettermi a suonare o pensare a progetti futuri. Però mi sono fatto forza e ho cercato quella positività, riscoprendo e riprendendo tra le mani questa canzone che avevo lasciato un po’ in attesa.
A metà Maggio, appena sono ritornato in studio, mi sono messo subito al lavoro e ho realizzato la versione finale con sonorità leggere, più da hit estiva.»

 

Sul tuo canale Youtube abbiamo letto alcuni commenti negativi, che sottolineano una certa somiglianza con lo stile di Tiziano Ferro. Cosa ne pensi al riguardo?
«Io ascolto di tutto, anche la musica che non mi piace.
Tiziano Ferro è stato un punto fondamentale nella mia crescita musicale. Probabilmente è uno degli artisti più umili e con una maggiore apertura mentale. 
Capita che non lo ascolto per intere settimane, però quando parte una sua canzone mi sento subito a casa.
Penso che l’80% dei commenti sui social sia mosso da persone frustrate che sono insoddisfatte della propria vita: a volte scrivono certe cose puramente per invidia. Ormai non ci faccio più caso.
Sono semplicemente me stesso, che senso avrebbe imitare qualcuno?»

 

In un contesto come quello italiano, suonare dal vivo è fondamentale per farsi conoscere e apprezzare dal pubblico. Come ti approcciavi a questo scenario prima dell’arrivo del Covid? E come cambierà dopo?
«In un periodo storico dove il disco fisico ormai vende pochissimo, il digitale paga pochissimo. Sicuramente il live è una fonte essenziale sia per il sostentamento di un artista (grande o piccolo che sia), ma soprattutto di tante maestranze che lavorano nel settore.
È stato un brutto contraccolpo quello del Covid perché, parlando anche da produttore, immagino che se il live si fermasse per molto tempo, inizierebbero a fermarsi anche le produzioni in studio, avendo minori risorse economiche a disposizione.
Spero che questo momento di pausa aiuti a riformare un po’ la concezione di live in Italia: non è vero che gli artisti emergenti ed indipendenti hanno grandi possibilità di esibirsi. È un circolo davvero ristretto e, se non entri nelle grazie di qualcuno, difficilmente riesci a portare la tua musica in giro.»

 

Pur non avendo partecipato a nessun talent, sei riuscito ad emergere e a farti conoscere dal pubblico attraverso il web. Quanto è stato difficile partire da zero, con le tue sole forze?
«Difficilissimo. Tuttora è come scalare una montagna a mani nude.
Negli ultimi anni ho avuto tante esperienze e ho sperimentato davvero tutto per promuovere la mia musica. Ma oggi, oltre ad essere cantautore, devi essere un influencer e stare al passo con i tempi e con le piattaforme. Attualmente, infatti, vale più una storia su Instagram di un influencer, che una telefonata o mail di un ufficio stampa ad un giornale o ad una radio. Per questo preferisco gestire tutto da solo e sono estremamente soddisfatto dei risultati raggiunti.»

Photo credit: Ubaldo Di Leva

Qualche novità in vista che, magari, vorresti condividere in anteprima con noi?
«Al momento niente di ufficiale.
Mi piacerebbe fare una versione acustica di “Martina”, ma non saprei indicarvi una data.
Per l’anno nuovo vorrei iniziare a suonare un po’ in giro, nei piccoli club o teatri, magari affiancando anche qualche artista più affermato. È un sogno che mi piacerebbe realizzare a breve termine.»

Scritto da: Rosaria Vecchio

Rosaria Vecchio, creatrice di Pillole di Musica Pop, un piccolo spazio per gli amanti del pop, dove poter parlare di musica a 360°, senza particolari limiti o censure.

Scritto da: Rosaria Vecchio

Rosaria Vecchio, creatrice di Pillole di Musica Pop, un piccolo spazio per gli amanti del pop, dove poter parlare di musica a 360°, senza particolari limiti o censure.

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