Continua il nostro viaggio alla scoperta di nuovi talenti: dopo aver conosciuto Manuel Aspidi, ex concorrente di Amici 6 e The Voice of Italy 4, oggi vi segnaliamo l’intervista a Fabio Magrone, giovanissimo artista pugliese.
Classe 1999, Fabio Magrone è un ragazzo talentuoso che respira musica fin dalla tenera età, grazie alla cover band dello zio.
Nonostante la giovane età, Fabio ha già ottenuto i suoi primi successi e, adesso, ha le idee molto chiare sul suo futuro: in questa intervista ci racconta i suoi esordi, i momenti più difficili della sua adolescenza, ma anche il rapporto con i fan, i progetti futuri e i sogni nel cassetto.
Lo scorso 2 Settembre 2018 è uscito il suo nuovo singolo Un altro shot, un brano che racconta un flirt estivo nato durante un viaggio a Zante. Ma adesso conosciamolo meglio!
Fabio, com’è nata la tua passione per la musica? Raccontaci un po’ di te.
«Sono Fabio Magrone, ho quasi 19 anni e sono nato a Bari.
La passione per la musica c’è sempre stata in famiglia. Mio zio ha una cover band dei Pink Floyd e ha sempre portato in casa ottima musica, trasmettendomi indirettamente l’amore per essa. Tra il 2013 e il 2014 ho iniziato a scrivere testi ma, ad inizio 2014, ho sentito l’esigenza di sfogarmi su una base musicale. Non avendo tutte queste doti canore mi son buttato sul rap, spinto soprattutto dalla visione dei miei coetanei che, già da qualche annetto, avevano ottenuto risultati positivi su YouTube.»
Inizialmente scrivevi solo il testo o anche la musica?
«Inizialmente utilizzavo le basi musicali trovate su YouTube. Mi importava, più che altro, star bene con me stesso e tirare fuori tutto ciò che c’era da sfogare. Di conseguenza, scrivevo solo i testi, tra l’altro molto banali, ma avevo 15 anni. Non posso lamentarmi!»
E adesso? Come ti comporti davanti a un nuovo singolo? Pensi prima alla composizione della melodia o alla scrittura del testo?
«Adesso ho trascinato nel mondo della musica Saverio Loiacono (in arte Revas), un mio grandissimo amico che produce tutte le strumentali dei miei brani.
Di solito scrivo prima il testo, poi ci vediamo in studio e cerchiamo di adattare una base, apportando le dovute modifiche in caso di errori di metrica o altro.
Ma, nonostante ciò, non abbiamo mai un metodo fisso per comporre un singolo. Ci lasciamo trasportare dal momento!»
Quali sono i cantanti che hanno maggiormente influenzato il tuo percorso artistico?
«A dare il via a tutto è stato, sicuramente, Emis Killa. Poi apprezzo particolarmente Fedez – anche se molto odiato – per il percorso musicale e ascolto tutto il rap e il pop italiano.»
Cosa ne pensi dell’attuale scena pop? Con chi ti piacerebbe collaborare o duettare?
«Credo che l’attuale scena pop italiana sia abbastanza monotona. Spesso escono singoli molto simili tra loro a livello di sound e monotoni dal punto di vista testuale. Sicuramente mi piacerebbe duettare con Fasma – un ragazzo romano talentuosissimo – e Mecna.»
Quando un artista, secondo te, può essere definito tale? E qual è il momento giusto per spiccare il volo?
«Un artista può essere definito tale quando esprime emozioni vere. Al diavolo chi parla di droga, mafia e realtà che non ha mai vissuto davvero. Piuttosto siate veri, parlate di ciò che avete davanti agli occhi e non fatevi trascinare dalla moda, mai. Il momento giusto per spiccare il volo credo dipenda dall’artista, ma solo al 20%. Ci vuole anche un po’ di talento e una sana botta di culo!»
Qualche mese fa è uscito “Cantastorie”, il tuo album d’esordio: da quale idea sei partito e cosa rappresenta per te?
«Cantastorie è stato un progetto spontaneo e allo stesso tempo forzato.
Avevo un album in progetto dal nome “Maledetto Lieto Fine”, che parlava della mia storia d’amore con la mia ex storica – quella che è comparsa maggiormente sui miei social – , finita un mese prima dell’inizio della registrazione ufficiale del disco stesso. Ho scartato tutti i brani, ad eccezione di San Lorenzo e Vasca da Bagno, e ho deciso di riscrivere nuovamente il disco. Non potevo assolutamente continuare a parlare della nostra storia d’amore perché ci son stato molto male e, quindi, ho preferito lasciar perdere il vecchio progetto.
Il titolo Cantastorie nasce ad Ottobre, forse nel periodo più brutto della mia giovane vita: all’epoca rimasi completamente senza amici – solo con Revas in studio – e soffrì parecchio. Dato che la vicenda riguardava una presunta bugia, pensai al nome Cantastorie e al doppio significato che potesse assumere. Figo no? Cantastorie rappresenta, quindi, una rivincita, una rinascita e lo sfogo più grande che io abbia mai avuto pubblicamente.
In questo disco c’è Fabio, nella sua massima espressione!»
C’è un brano, tra gli inediti già pubblicati, che ti rappresenta maggiormente?
«Ovviamente la title track Cantastorie è il pezzo che mi rappresenta maggiormente perché racchiude tutte le idee che ho inserito all’interno del disco. Credo sia davvero bello!»
Tra qualche giorno uscirà “Un altro shot”, il tuo nuovo singolo: com’è nato e che messaggio vuole trasmettere?
«Ero in vacanza a Zante con i soliti cinque amici e abbiamo incontrato sei ragazze pugliesi in piscina. Tra una chiacchiera e l’altra ho notato una ragazza di quel gruppo e, dopo essere andati a cena con loro, ci siamo fermati in un bar a bere qualche shot. Il resto potete immaginarlo, senza esagerare.
Chi non mi conosce può fraintendere il pezzo come un invito a bere e limonare a caso, ma quello che voglio comunicare, in realtà, è carpe diem, lo scontatissimo cogli l’attimo. Il significato di questo singolo è, quindi, non ragionare troppo, segui le tue emozioni e fatti trascinare, soprattutto se ne vale la pena…e nel mio caso ne è valsa!»
Pur non avendo partecipato a nessun talent, sei riuscito ad emergere e a farti conoscere dal pubblico: come hai fatto? Svelaci il tuo segreto!
«Non credo d’essere riuscito ancora ad emergere, ma sicuramente ho fatto strada in questi anni. Cosa serve per lavorare bene? Sicuramente dedizione, oggettività e perseveranza. Se una canzone è valida ci sarà il passaparola che, a mio parere, è il segreto per fare successo.»
Che rapporto hai con il tuo pubblico? E che tipo di pubblico è il tuo?
«Non ho fan, ho amici. Rispondo a tutti i messaggi e i più intimi hanno anche il mio numero di telefono. L’età media del mio pubblico è 15/16 anni e la maggior parte sono ragazzine. Ma, nonostante la piccola differenza d’età, è piacevole parlare con loro. Sono persone abbastanza sensibili e questo mi rende orgoglioso. Se mi ascoltano vuol dire che riesco a trasmettere qualcosa.»
Hai dei progetti in cantiere? E se sì, quali?
«Al momento penso all’uscita di Un altro shot. Sicuramente ci sarà il video ufficiale di un singolo e poi inizieremo a scrivere il nuovo disco. Questa volta senza pressioni dovute alle circostanze, si spera.»
Che consiglio daresti ai giovani che, come te, vorrebbero avvicinarsi a questo mondo?
«L’unico consiglio che posso dare è di impegnarsi tanto e di credere sempre in ciò che si fa, nonostante le critiche e le batoste che il mondo della musica possa riservare.
Se volete una cosa andate a prendervela senza pensarci troppo. Se vi fermate a pensare, avrete perso solo tempo. Impegnatevi sempre di più e spaccate tutto!»
Rosaria Vecchio, creatrice di Pillole di Musica Pop, un piccolo spazio per gli amanti del pop, dove poter parlare di musica a 360°, senza particolari limiti o censure.
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