Artisti Emergenti

Intervista esclusiva a Gianfranco Torrisi, giovane cantautore catanese
Intervista Gianfranco Torrisi

Intervista esclusiva a Gianfranco Torrisi, giovane cantautore catanese

Dopo aver conosciuto Dèlè (cliccate qui per rileggere l’intervista), oggi vi presentiamo Gianfranco Torrisi, giovane cantautore catanese che, qualche settimana fa, ha aperto la tappa etnea del tour di Ermal Meta. Conoscetelo meglio nella nostra intervista!

 

Nato ad Orange (Australia), Gianfranco Torrisi si avvicina al mondo della chitarra all’età di 13 anni. Laureato con il massimo dei voti in Chitarra Jazz presso il Conservatorio di Musica “A. CoreIIi” di Messina nel 2021, ha oltre 15 anni di esperienza, collaborando con diverse formazioni neII’ambito di cover band e progetti inediti, e partecipando ad un’intensa attività di concerti dal vivo in tutta la regione, nelle vesti di turnista e session-man.

 

Nel 2014 fonda la band “Blacktop Overdrive Experience”, ricoprendo il ruolo di cantante e chitarrista, oltre che autore dei testi e compositore della musica, pubblicando due album con brani interamente originali: il primo nel 2017 dal titolo omonimo, ed il secondo nel 2023, intitolato “Out Of The Show”.

La band è ancora attiva.

 

Nel 2015 entra a far parte della “Corelli Jazz Orchestra” del Conservatorio “Arcangelo Corelli” di Messina, diretta dal Maestro Matteo Sabattini, esibendosi al Palacultura “Antonello da Messina” per la stagione concertistica “Filarmonica Laudamo” di Messina. Negli anni a seguire, continua la collaborazione con la Corelli Jazz Orchestra, sotto la direzione del Maestro Giovanni Mazzarino. Diversi sono i concerti tenuti ed inclusi nelle stagioni concertistiche di “Riflessuoni” e “Filarmonica Laudamo”, considerati i due enti più importanti della scena musicale di Messina, nonché al Sicilia Jazz Festival, tenutosi a Palermo. Partecipa inoltre al NAMM Show di Los Angeles, California, nel 2019 e nel 2020, in qualità diArtist Exhibitor per le aziende Red Sound e Dogal Strings.

 

Nel 2023 è tornato in scena pubblicando l’album “Out of the show” e lo scorso Agosto ha aperto la tappa catanese del tour di Ermal Meta. 

 

Ma, adesso, conosciamolo meglio!

Ciao Gianfranco, presentati ai nostri lettori.

«Ciao a tutti, mi chiamo Gianfranco Torrisi, sono un musicista e didatta.»

 

Come e quando hai conosciuto la musica?

«Sin da piccolo sono sempre stato attratto dalla musica a 360°: grazie a mio fratello maggiore in casa passavano i dischi di Elton John, Brian Adams, Queen, Nirvana, Michael Jackson, Pink Floyd e molti altri. Come si suol dire, da piccoli assorbiamo tante informazioni ed io credo che, l’essere esposto a musica di un certo tipo, abbia fatto scattare qualcosa in me. In particolare ero attratto dal suono della chitarra elettrica, difatti ero sempre alla ricerca di brani in cui ci fossero gli assoli di chitarra.

 

Vorrei precisare che non sono figlio d’arte, nel senso che nessuno della mia famiglia suona o abbia mai suonato uno strumento musicale, però una volta mi trovai in visita dai miei parenti in Australia (sono in parte Australiano) e lì uno zio chitarrista mi fece provare la chitarra e mi insegnò qualcosa: seppur difficile per me, la cosa mi incuriosiva e mi appassionava. A quel punto, tornati in Sicilia e vedendo la mia attrazione nei confronti dello strumento, mia madre mi propose di prendere lezioni di chitarra in una piccola accademia che avevano aperto nel mio paese (grazie mamma). In quel periodo, come la maggior parte dei ragazzini di 12 anni, giocavo anche io a calcio, solo che da quel momento lo abbandonai senza pensarci due volte ed intrapresi questo meraviglioso percorso senza mai più voltarmi indietro.
Ad oggi è stata una delle scelte migliori che abbia potuto fare.»

 

Quali sono le tue influenze artistiche?

«Essendo principalmente chitarrista, nei primi anni mi hanno fortemente influenzato artisti come Jeff Beck, Jimi Hendrix, Carlos Santana, Van Halen, Steve Vai, Brian May, Eric Johnson e molti altri. Generalmente tutto quello che è il mondo del rock internazionale, dagli anni 60 in poi, è stata per me grande fonte di ispirazione! Poi essendo figlio degli anni 90, le mie prime scelte sono stati Bon Jovi, Metallica, Queen, Nirvana ed in particolare gli Extreme, che ho scoperto intorno ai 15 anni e che, poi, sono diventati la mia band preferita!

 

Nel tempo ho approfondito altri linguaggi come il Blues, tornando quindi alle radici dalle quali si sono evoluti il Rock n’Roll e l’Hard Rock: BB King, Chuck Berry, Buddy Guy, Freddie King, Gary Moore e Stevie Ray Vaughn.

 

Non possono mancare neanche i Beatles ed Elvis Presley, che tra l’altro sono per me tutt’ora grande fonte d’ispirazione: entrambi hanno lasciato un qualcosa di unico ed irripetibile nella storia della musica pop-rock.

Mi piacciono molto anche alcuni artisti della scena attuale: Paolo Nutini, Ed Sheeran, Robbie Williams, Richie Kotzen. Quest’ultimo, per chi non lo conoscesse, merita di essere ascoltato perché è un chitarrista assurdo ed ancor di più un cantante con una voce sublime.


Da un po’ di anni a questa parte mi sono appassionato anche al Jazz: Bill Evans, Chet Baker, John Coltrane, Wes Montgomery e molti altri. Ho avuto la possibilità di entrare anche in questo meraviglioso mondo, di studiarlo e di coltivarlo tutt’ora.»

 

Potessi realizzare il duetto dei tuoi sogni con artisti di ogni era, quale sceglieresti e perché?

«Paul McCartney perché, insieme ai Beatles, ha scritto alcune delle canzoni più iconiche della storia con la grande capacità di saper dire tanto con poco. Lasciando, tra l’altro, un’eredità nel mondo del pop al quale tutti si sono ispirati in futuro, sia come immagine di band, ma anche come metodo compositivo. E Freddie Mercury, perché credo sia uno dei migliori cantanti di tutti i tempi: mi commuovo al suono della sua voce.»

Intervista Gianfranco Torrisi
Sappiamo che, nonostante la tua giovane età, hai già un’esperienza consolidata nella sfera live. Nei primi anni della tua carriera, infatti, sei entrato a far parte della “Corelli Jazz Orchestra” del Conservatorio “Arcangelo Corelli” di Messina, oltre ad aver fondato la band “Blacktop Overdrive Experience”, attualmente ancora attiva. Che ricordi hai di quegli anni?

«A dire il vero, sono 20 anni che mi esibisco dal vivo, avendo iniziato intorno ai 15 anni. Ho sempre preso seriamente lo studio del mio strumento, frequentando lezioni private per qualche anno e iscrivendomi, poi, al Conservatorio di Messina in chitarra Jazz nel 2014, dove ho conseguito sia la laurea Triennale, che la Specialistica.


Gli anni del conservatorio sono stati belli: sono serviti molto per approfondire un nuovo linguaggio che è quello del Jazz, dell’improvvisazione e per studiare ancora più a fondo determinati aspetti della musica.


Ho avuto la fortuna di incontrare ottimi insegnanti che mi hanno lasciato tanto, sia dal punto di vista formativo che umano, e ho avuto anche la fortuna di condividere il percorso insieme a dei colleghi formidabili, con i quali poi siamo diventati ottimi amici.

 

Per quello che ha da offrire la realtà della nostra terra (particolarmente difficile), quel luogo mi ha dato la possibilità di fare molte esperienze, tra cui appunto quelle in orchestra con la Big Band del Conservatorio, oltre ad altri progetti che sono nati all’interno dello stesso. Parallelamente agli studi, ho sempre portato avanti anche i miei progetti personali, come i “Blacktop Overdrive Experience” con i quali siamo ancora attivi e con cui ho pubblicato due album.»

 

Che differenze emotive ci sono tra il cantare in studio ed esibirti dal vivo?

«Bella domanda! Dunque sono entrambi contesti nei quali è richiesta una grande dose di concentrazione, sicurezza e capacità espressiva. Tutto ciò, però, è riconducibile al nostro livello psicofisico, ovvero la famosa “ansia da prestazione”: se ci facciamo sopraffare da questo aspetto e perdiamo il controllo di noi stessi, la nostra performance sarà traballante, che sia live o studio.


Tuttavia, dovendo fare qualche differenza, mi viene da pensare che in studio tutto sia più facile per certi aspetti, ovvero se sbagli qualcosa hai la possibilità di aggiustarla o rifarla, anche se l’obiettivo del musicista dovrebbe essere quello di riuscire a fare la “take” per intero senza sbagliare, altrimenti si ripiega sul fatto che l’errore può essere corretto, non avendo così la possibilità di crescere. Sarà, quindi, un processo più lungo e difficile, ma che nel lungo termine darà i suoi frutti!

 

Al contempo non è facile rendere bene in studio, difatti ci sono band che in studio performano molto e dal vivo un po’ meno, e viceversa!


Quando, invece, si è dal vivo, tutto è “buona la prima”: si pensa, quindi, che sia tutto più difficile, ed in effetti lo è, però succede che quando ci si carica di adrenalina, il pubblico risponde bene e tu pensi solo a divertirti perché sei mentalmente tranquillo. È questa la bellezza del live!»

 

Preferisci esibirti collettivamente o individualmente?

«In genere preferisco in gruppo, anche perché quando si suona da soli le responsabilità sono tutte a carico proprio, però è qualcosa che ti fa crescere tanto e crea una condizione molto intimistica tra il musicista, lo strumento ed il pubblico.»

 

A proposito di esperienza individuale, recentemente hai aperto la tappa catanese del tour di Ermal Meta: quali step hai dovuto affrontare per arrivare a questo traguardo? E com’è andata?

«Ermal Meta e la sua produzione hanno ideato un “format” chiamato “Palco Aperto”: tutto nasce dalla volontà di Ermal nel voler dare spazio ad artisti emergenti, facendoli esibire ad un suo concerto, in apertura, in una delle tappe del suo ultimo tour.

 

Hanno divulgato la notizia sui social, dove appunto ho letto di questa iniziativa: sul sito ufficiale c’era una sorta di bando, in cui venivano spiegate le modalità di partecipazione alla selezione. Bisognava, comunque, essere residenti nella provincia in cui si sarebbe tenuto il concerto, nel mio caso Catania. Mi sono iscritto e ho mandato tutto il materiale necessario: dopo qualche mese, ho ricevuto una telefonata dalla produzione di Ermal Meta, che si congratulava con me per essere stato selezionato per la tappa a Zafferana Etnea. Per qualche minuto non ci ho creduto, poi ho cominciato a realizzare. È stata un’esperienza indimenticabile per me: non immaginavo di ricevere così tanti riscontri positivi.

 

Ci tengo, ancora una volta, a ringraziare Ermal Meta e la sua produzione per avermi dato questa grande opportunità, nella quale ho avuto modo di esprimermi liberamente attraverso la mia musica, su un palco per me molto importante e davanti ad un pubblico meraviglioso. 
Credo che nessun artista di tanto spessore crei opportunità del genere, per cui ritengo un gesto molto nobile quello di Ermal Meta.»

Intervista Gianfranco Torrisi
Cosa si porta la gente da un tuo open act?

«Energia ed un messaggio positivo tramite la mia musica, perlomeno è quello che cerco di trasmettere.»

 

Come abbiamo già detto, da diversi anni tu hai un’importante attività live in Sicilia. Quanto è importante, per un artista, farsi conoscere localmente, dal “suo pubblico”?

«Credo sia abbastanza importante riuscire a crearsi una buona base di partenza, diciamo una rete a livello locale di persone che ti seguono e che si fidano di te. Però non ci si può limitare alla realtà locale, bisogna riuscire a farsi conoscere altrove per allargare un po’ gli orizzonti.»

 

Ti sei mai sentito penalizzato dal tuo territorio? (pensi che la Sicilia dia meno opportunità rispetto al Nord?)

«Purtroppo sì. Questa terra, per quanto meravigliosa possa essere, pecca di opportunità, al punto da far allontanare i propri talenti e spingerli altrove, alla ricerca della fortuna.

 

Il fatto è che, in Sicilia, vi sono musicisti incredibili e pieni di talento, ma non sempre hanno le giuste opportunità: qui c’è un decadimento a livello culturale (come nel resto d’Italia) e, spesso, non si è valorizzati per come si dovrebbe. Oggi, infatti, risulta sempre più difficile proporsi e non è nemmeno detto che la tua proposta venga accettata. Inoltre, c’è la mancanza di curiosità, da parte del pubblico, di andare ad ascoltare chi fa musica originale e non solo tribute band. Direi che dovremmo darci una svegliata un po’ tutti!»

 

Passando alla tua discografia, invece, negli ultimi anni i tuoi lavori si sono contraddistinti soprattutto per il sound rock/pop e l’utilizzo della lingua inglese. Come mai questa scelta non di facile presa?

«La scelta dell’inglese deriva dal fatto che sono madrelingua, essendo nato in Australia ed avendo vissuto lì i primi anni della mia vita. Ho assorbito questa lingua senza problemi. Gran parte della mia famiglia abita in Australia, la musica che ho sempre ascoltato sin da piccolo è tutta in lingua inglese, ed a casa mia parlavo sempre in inglese!

 

Tornando all’aspetto musicale, mi viene molto più naturale scrivere in inglese: riesco ad esprimermi a pieno in questa lingua e mi riconosco a livello di sound. Per me il Rock è lingua inglese ed io, di base, sono un Rocker!

Tra l’altro, la trovo una carta vincente per l’estero perché è una lingua parlata in tutto il mondo: non dico in Italia, dove spesso se non canti in italiano non ti puoi nemmeno proporre, però se riesci a trasmettere veramente qualcosa, la lingua diventa secondaria ad un certo punto.


Ho cantato in inglese all’apertura di Ermal Meta, infatti ero un po’ dubbioso sul fatto che potesse piacere o meno al pubblico, invece è andata alla grande.
Francamente mi viene molto più difficile scrivere testi in italiano ed ammiro chi riesce a farlo. Magari in futuro ci proverò, non lo escludo, però con l’inglese mi sento a casa!»

Intervista Gianfranco Torrisi
Come nascono le tue canzoni? Ti fai aiutare da qualcuno nella stesura dei testi?

«Non nascono mai a tavolino: non programmo cosa scrivere, devo sentirmi ispirato. Magari ho un’idea melodica che mi frulla in testa e, allora, imbraccio la chitarra e provo a tirare fuori qualcosa. Se esce qualcosa di buono, la registro e ci lavoro successivamente. Generalmente la parte musicale arriva sempre prima del testo, a sua volta la melodia stessa mi può dare l’input per il testo da scrivere. Ma ripeto, devo essere ispirato da qualcosa. Fonti di ispirazione possono essere: ascoltare musica varia, leggere, socializzare, guardare film, ascoltare le storie di altre persone. Insomma, una serie di informazioni che poi vanno nel nostro subconscio, stimolando la creatività e la fantasia. Magia!


Nella scrittura non mi faccio aiutare da nessuno: mi occupo interamente io di comporre la musica e scrivere i testi, che possono essere storie inventate, mie o di qualcun altro.»

 

Di cosa non parleresti mai, invece, nei tuoi testi?

«Di politica: siamo già abbastanza bombardati, ci manca solo parlarne anche in musica.»

 

A Zafferana Etnea hai fatto ascoltare alcuni tuoi brani in anteprima, non ancora pubblicati: dobbiamo aspettarci, a breve, un Ep?

«Esattamente, ho scritto e suonato quei brani, ma ancora non li ho registrati e pubblicati perché sto aspettando di scrivere qualcos’altro.

 

L’obiettivo, comunque, è quello di pubblicare qualcosa nei prossimi mesi, se non un EP intero, perlomeno qualche singolo.»

 

Quali sono le difficoltà che hai incontrato finora?

«Oltre alle difficoltà personali che, più o meno, tutti i musicisti abbiamo in comune, principalmente quelle di propormi ed essere accettato per quello che faccio. Giustamente non è un settore facile quello della musica, ma non bisogna mai mollare!»

 

La musica può ancora avere il potere di cambiare qualcosa?

«Certo che può, il problema non è della musica in sé, ma di chi ne gestisce il mercato molte volte. Ma io credo che ci sarà sempre spazio per la buona musica e ci saranno persone sensibili che andranno a cercarla e supportarla. Nel mondo siamo in tanti, basti pensare che, quando andiamo ad un concerto, siamo tutti lì per la stessa causa: divertirci e celebrare la musica come una famiglia. In quel caso sì, certo che la musica ha ancora un grande potere per cambiare qualcosa.»

Intervista Gianfranco Torrisi

Scritto da: Rosaria Vecchio

Rosaria Vecchio, creatrice di Pillole di Musica Pop, un piccolo spazio per gli amanti del pop, dove poter parlare di musica a 360°, senza particolari limiti o censure.

Scritto da: Rosaria Vecchio

Rosaria Vecchio, creatrice di Pillole di Musica Pop, un piccolo spazio per gli amanti del pop, dove poter parlare di musica a 360°, senza particolari limiti o censure.

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