Manuela Paruzzo, in arte Miele, nasce a Caltanissetta il 13 Maggio del 1989.
Ragazza dallo stile raffinato ed elegante, ha sempre avuto un legame molto intenso con la musica, tanto da decidere, all’età di 23 anni, di trasferirsi a Milano e iscriversi al CPM Music Institute per frequentare i corsi di canto, piano complementare e song writing e studiare con i maestri Andrea Rodini e Giuliano Lecis.
Nel 2012 si esibisce al Festival di Caltanissetta, aggiudicandosi il primo premio (in giuria, tra gli altri, Mara Maionchi e Fabrizio Zanotti). Lo stesso anno, in occasione del Festival dei Due Mondi di Spoleto, viene selezionata per partecipare al concorso “Premio Siae alla Creatività” con il suo inedito “Un errore da niente”, risultato della collaborazione con il maestro Franco Mussida (PFM e fondatore del CPM Music Institute).
Nell’Aprile del 2015 partecipa alla rassegna “Milano per Gaber”, tenuta al Piccolo Teatro Grassi e promossa dalla Fondazione Giorgio Gaber, dove si esibisce con il brano “Il Grido”.
Nel 2015 vince il concorso “Area Sanremo” e viene selezionata per partecipare al Festival di Sanremo sezione Giovani, esibendosi sia come concorrente che come ospite, aprendo la semifinale del 66° Festival della Canzone Italiana.
Il Meeting delle Etichette Indipendenti (M.E.I.) premia Miele quale “Miglior Giovane di Sanremo 2016”.
Ma, adesso, conoscetela meglio nell’intervista che abbiamo realizzato per voi!
Manuela, ci spieghi chi sei e com’è nata la tua passione per la musica?
«La musica è entrata nella mia vita per gioco, senza pressioni.
Non ricordo un momento preciso: è sempre stata lì, fin da quando ero bambina.
Poi non è più andata via e, adesso che sono più grande, abbiamo “intrapreso una relazione un po’ più seria” e, crisi a parte, è l’unica con cui non ho mai chiuso.»
A cosa dobbiamo Miele, il tuo nome d’arte?
«Miele nasce più o meno quattro anni fa ma, in un certo senso, c’è sempre stata.
Sono tanti i motivi per cui ho scelto questo nome: il miele rappresenta, senza alcun dubbio, uno dei colori predominanti della mia terra: il giallo, che ricorda il grano.
Ma la cosa che più mi affascina del Miele sta nel controsenso della sua caratteristica: è dolce, ma non piace a tutti. Ed è in questo che mi riconosco tanto, perché non faccio musica per compiacere.»
Quali sono le tue influenze artistiche?
«Mi piace tanto il blues e la sua malinconia. Guardo spesso al passato e “passo del tempo” con Janis Joplin, Beatles, Johnny Cash. Mi piacciono, inoltre, Damien Rice, Bon Iver , gli Alabama Shake e potrei continuare all’infinito.
Sono molto legata al panorama italiano, soprattutto al patrimonio cantautorale. I miei riferimenti sono Lucio Dalla ,Lucio Battisti, Ivano Fossati, Franco Battiato, Vinicio Capossela, Carmen Consoli, Cristina Donà, Niccolò Fabi, Brunori Sas, Colapesce e Levante.»
Cosa ne pensi dell’attuale scena pop? Con chi ti piacerebbe collaborare?
«Partirei con una piccola premessa: per me “Pop” non è una brutta parola. Ciò che non mi piace è quando ha come principale obiettivo quello di funzionare, vendere e quindi vendersi.
La scena attuale Pop, dal mio punto di vista, pecca di cura. Tutto avviene in maniera molto veloce, si perdono per strada i particolari e spesso, tutto sembra somigliarsi.
Ciò che più mi preoccupa è il modo in cui questa tendenza stia condizionando noi musicisti che, pur di avere un “posto a tavola” in questo scenario,cerchiamo di scrivere musica secondo determinati parametri, che all’apparenza funzionano, ma che poi lasciano il tempo che trovano perché si consumano velocemente.
Vorrei collaborare con chi ancora resiste e ha come priorità quella di scrivere musica bella. Mi piacerebbe tanto lavorare con delle donne, come Carmen Consoli e Cristina Donà.»
Come credi sia cambiato il settore musicale negli ultimi anni?
«Questa è certamente l’epoca del “Prendo-Consumo-Lascio”. Lo facciamo in maniera repentina con le persone, figuriamoci con la Musica.
Tutto è diventato molto più fruibile e abbiamo bisogno di un costante riciclo.
Il mercato musicale è in piena crisi, ma non soltanto perché i dischi non si vendono. La crisi che più mi spaventa è quella che ha a che fare con i contenuti.
A me stanno bene canzoni come “Roma Bangkok” e “Amore e Capoeira”, ma ciò che mi dispiace è che non ci siano canali alternativi che diano spazio a contenuti differenti.
In Italia sembra esistere soltanto il mainstream e non è così. Ma proprio perché nel 2018 abbiamo la fortuna/sfortuna di possedere almeno un computer con connessione internet, godiamo della possibilità di arrivare ovunque.
Abbiamo a disposizione tutta la musica del mondo, ad ogni ora del giorno.
Quindi cari giovani, mi rivolgo soprattutto a voi: “Siate curiosi e non pigri! Concedetevi la possibilità di scoprire nuova musica e andate a vedere i concerti dal vivo!”»
Quali sono state le esperienze che hanno segnato, maggiormente, il tuo percorso artistico?
«Di sicuro è stato importante l’incontro con Andrea Rodini. Ciò che ha fatto con me è stato spronarmi a cercare la mia identità artistica, attraverso la scrittura e tantissimi ascolti.
Mi ha accompagnato nella prima parte del mio percorso, sia come insegnante che come manager, e da lì sono successe tantissime cose, esperienze che son grata di aver vissuto.
Mi reputo molto fortunata perché ho incontrato persone speciali, che hanno contribuito alla mia formazione, partecipando in maniera attiva al progetto ed è anche merito loro se certi traguardi si sono concretizzati. Ve li presento brevemente: Claudio Fabro, colui che si prende cura della mia voce; Giuliano Lecis, il mio insegnante di pianoforte e il primo orecchio a cui faccio ascoltare le mie nuove creazioni; e per finire i ragazzi con cui ho iniziato questo magnifico percorso: Donato Emma ( batteria), Peppe Milia (chitarra), Maximilian Agostini (tastiere) e Antonio Moscato (basso).»
Nel 2016 hai partecipato a Sanremo con il brano “Mentre ti parlo” e ti sei sfidata contro Francesco Gabbani, ritrovandoti al centro di un inconveniente tecnico che ti ha fatto abbandonare la gara: che ricordi hai di quell’esperienza mediatica? Ti ha cambiato la vita?
«Sanremo è un ricordo bellissimo. Sono grata e sempre lo sarò per aver avuto la possibilità di esibirmi al Festival.
Di molto bello c’è l’orchestra, di meno bello c’è tutto quello che non ha strettamente a che fare con la musica, compreso il disguido tecnico.
Ma non importa, per il semplice fatto che si tratta di un grande traguardo, ma anche di un piccolo granello nel deserto lungo la strada di chi vuole fare di questa passione, un mestiere.
Non mi ha cambiato la vita, ma mi ha sicuramente permesso di fare tantissime esperienze che magari, ancora oggi, non sarei riuscita a fare.
Sono convinta che nulla accada per caso, quindi vi terrò aggiornati!»
Oggi, a distanza di due anni, parteciperesti di nuovo?
«Non è la mia priorità, ma non escludo la possibilità di riprovarlo.»
In un contesto come quello italiano, suonare dal vivo è fondamentale per farsi conoscere e apprezzare dal pubblico. Tu come ti approcci a questo scenario?
«Penso sia la parte più importante. Quella è la vera gavetta ed è il modo migliore per portare la propria musica in giro e farla conoscere. Di sicuro è un modo efficace per avere un pubblico più interessato alla tua musica, piuttosto che alla tua popolarità.
Insomma più concerti, meno TV!»
Fai ancora musica di strada?
«Sì, mi capita ancora.
Recentemente ho organizzato un concerto in strada, a Caltanissetta, città dove sono nata e cresciuta. La strada è magica perché non esistono piedistalli, e non si fa musica per la gente, ma con la gente.»
Hai dei progetti in cantiere?
«Sto lavorando ad un nuovo album e ne ho già scritto una buona parte.
Si tratta di un processo faticoso in cui credo fortemente. Sono successe tante cose e penso non esista mezzo migliore delle canzoni per raccontarle.»
Che consiglio daresti ai giovani che, come te, vorrebbero intraprendere questo percorso?
«Mi sento di tramandare un consiglio non mio, ricevuto di recente da Leo Gullotta.
“Insisti, insisti, insisti! Anche se questo mestiere spesso è una merda e ti svuota e a volte sembra portarti via tutto, anche la passione. Ma tu insisti, insisti, insisti!”»
Rosaria Vecchio, creatrice di Pillole di Musica Pop, un piccolo spazio per gli amanti del pop, dove poter parlare di musica a 360°, senza particolari limiti o censure.
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