Con una delle voci più belle d’Europa, quella di Giorgia, si apre il primo live di X Factor sulle note di “Don’t stop the music”:
The Foolz: scelta perfetta per loro, facilitati dalla matrice rock di Salmo e la sua “90 minuti”. La parte più interessante è relativa all’arrangiamento, molto aggressivo tendente al metal che li allontana dal rock-pop, in cui rischiano di sembrare la macchietta dei Maneskin. Rendono onore al loro nome d’arte, con un’esibizione fuori dagli schemi. 8
Lowrah: magnetica, sensuale e popstar su “Hey Mama“. Riesce a dominare il palco, ma anche la sua voce, portandola verso uno sforzo in crescendo senza smorzare mai la forza del brano di David Guetta. Sembra già fatta e finita per una carriera discografica. Unica nota stonata le barre in italiano decontestualizzate. 8+
Les Votives: l’intro di Achille Lauro ci promette rivoluzione e sperimentazione su “Are you gonna be my girl“, ma Les Votives sono leggermente sotto le aspettative della premessa. Fanno una buona interpretazione con un ottimo timbro, la giusta carica e musica ben suonata. 7-
Danielle: non esce dalla comfort zone cantautorale con “Milano e Vincenzo” di Alberto Fortis. Punta molto sul graffiato alla Rino Gaetano, per chi lo sentirà per la prima volta ne rimarrà molto colpito. Ma dopo la quarta esibizione a cui assistiamo, iniziamo a scendere dal carro. Una serie di difetti di forma (poca padronanza sul palco e la ripetitività delle interpretazioni) smorzano la potenza di canzoni, che appartenenti al mondo cantautorale, hanno molto da dire. 6-
Dimensione Brama: sempre meno interessanti dal punto di vista artistico, probabilmente a causa delle assegnazioni di Paola, stanno abbandonando il mondo demenziale in favore di brani troppo pop e vuoti rispetto a quello che fanno loro. I germi di un talento si vedono anche in “L’estate sta finendo”, ma vengono divorati dalla distanza concettuale con i Righeira. 4
Mimì: brano difficilissimo, “Don’t beat the girl out of my boy“, ricco di falsetti e picchi vocali, e un po’ l’ha subito. L’emozione del primo live e il peso di essere la miglior voce dell’edizione l’ha fatta underperformare. Completamente fuori dal suo, non potendosi appigliare all’interpretazione, riesce a cavarsela grazie al suo enorme talento, ma non riesce a brillare come alle Auditions. 7-
I Patagarri: sorprendenti a dir poco sulle note degli Aristogatti. Ascoltandoli ora “Tutti quanti vogliono fare Jazz”. Trascinanti, musicali, carismatici. Fosse stato per noi, non li avremmo nemmeno portati ai live, ma in questa esibizione sono stati spaziali. Hanno avuto il potere di farci tornare nei locali Jazz senza risultare anacronistici. 10-
El Ma: canta senza sbavature “Rise” di Katy Perry, ma è troppo ferma sul palco nonostante il suo campo sia quello performativo. Troppo scolastica per un live televisivo. 5+
Pablo Murphy: il compromesso pop di Paola, con lui, stavolta funziona. Anche perché Taylor Swift, soprattutto quella country, si avvicina alla sua sfumatura cantautorale britannica. Forse troppo teen in “We are never ever getting back together“, ma comunque trascinante. Meno peggio di quanto può far trasparire il parere dei giudici. 6
Francamente: si presenta in una versione unplugged di “Promises” dei Cranberries. È il tipico caso di “less is more“, puntando tutto su una versione minimale basata sulla drammaticità e sull’interpretazione. 7
PunkCake: finalmente il punk nella sua versione originale. Quella della denuncia sociale, quella di rottura rispetto all’ordine costituito. Non una punk-hit, ma un brano che ti dà fastidio, che provoca e che risulta disturbante all’ascolto. Tutto questo sono i Punkcake in “Police on my back“. 7-
Lorenzo: porta un capolavoro del cantautorato come “Margherita” di Riccardo Cocciante. Piano e voce, si tuffa nel profondo significato della ballad nonostante la sua giovanissima età. Ottimo esordio, anche se sembra avere tanto potenziale inespresso, che non sappiamo quanto possa emergere in un meccanismo competitivo come quello di X Factor. 7
Dimensione Brama: da quando sono entrati nella squadra di Paola, sembrano avere perso completamente la consapevolezza nei loro mezzi. Spenti e fuori genere con un cavallo di battaglia che, in realtà, è molto distante da ciò che fanno. “Can’t get you out of my head” non ha mai dimostrato la loro dimensione brama. 4.5
Pablo Murphy: svuota l’intensità di “Sos” degli Abba e questo non gioca a suo favore in un momento delicato come quello del ballottaggio. Esecuzione scolastica e poco impattante, probabilmente caratterizzata dall’ansia di sbagliare. 5-
Manuel: sempre magnetico, riesce a fare critiche senza mai svilire gli artisti altrui. Fuori completamente dalle logiche del giudice, si permette di sottolineare il poco coraggio di uno dei suoi talenti, Mimì, per non aver spinto in una nota altissima come fatto nelle prove. Duro, ma estremamente competente. Spontaneo e ambizioso, trasmette tutte queste caratteristiche ai suoi concorrenti. 9
Paola: brava a graffiare Achille Lauro e i colleghi, quando tendono a esagerare nel fare i cultori della musica disprezzando generi come il teen-pop o la musica commerciale. Ricordando ad Achille Lauro che la sua voce è presente in “Fragole”. Detto questo, in effetti, il suo amore per la musica popolare si sente troppo, tanto che finisce per smorzare i generi dei suoi concorrenti. Pablo Murphy, da cantautore britannico, diventa teen-idol e i Dimensione Brama, dal pop demenziali, finiscono a fare una hit estiva che costa loro l’eliminazione. 6
Jake La Furia: troppo focalizzato sul valore competitivo del talent, fa scelte miratissime per il mercato. Brani molto ad impatto, come l’assegnazione di Salmo, che puntano allo stomaco degli spettatori. Nel medio-breve termine possono fruttare molto, ma nel lungo periodo rischiano di stufare, omologando tutti i suoi artisti a prodotto discografico. 7
Achille Lauro: a volte stucchevole nel ricordare quanto sia trasgressivo musicalmente e a tratti troppo egoriferito nelle presentazioni. Ma fa scelte vestite sui suoi concorrenti, valorizzando al massimo I Patagarri per esempio. Carismatico, molto di più rispetto alle fasi precedenti, è un trascinatore di folle e fa sempre commenti ben mirati. 8
Davide ”Koda” Gazzola è un giovane appassionato di musica e aspirante speaker. È un membro del team di Pillole di Musica Pop, anche se per definizione non si sente un “esperto”, ma semplicemente un “ossessionato” del Pop.
Davide ”Letargo” Gazzola è un giovane appassionato di musica e aspirante speaker. È un membro del team di Pillole di Musica Pop, anche se per definizione non si sente un “esperto”, ma semplicemente un “ossessionato” del Pop.
Davide ”Koda” Gazzola è un giovane appassionato di musica e aspirante speaker.
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