Ultimo appuntamento per quest’anno con X Factor. L’atmosfera è quella delle grandi occasioni, con una finale che si svolge in una piena e suggestiva Piazza del Plebiscito a Napoli. 3 manches senza eliminazioni portano all’elezione del vincitore del talent, Mimì:
Patagarri: portano “Cam caminì”, riuscendo a ben rappresentare il mondo della musica popolare. Esprimono al meglio la semplicità della vita di uno spazzacamino che riesce a trovare la felicità anche in un’esistenza umile. Fra gli Aristogatti e Mary Poppins si sono specializzati nel valorizzare i grandi classici. 8+
Mimì: giusto compromesso fra la necessità di trascinare una piazza intera con un brano coinvolgente e l’obiettivo di far emergere la sua vocalità. Mimì, pur con qualche problema nelle strofe troppo crescenti, ottiene una meritata standing-ovation in “Because the night“. 8
Les Votives: scelta molto coraggiosa quella di portare nel loro mondo Adele con “Someone like you“. Al contrario del rischio preso con Mia Martini, questa volta riescono a risultare credibili: graffianti ed emozionanti. 8.5
Lorenzo: resta nel suo, con una ballad malinconica di Calcutta. In “Cosa mi manchi a fare” riesce ad esprimere perfettamente la disillusione amorosa e le difficoltà nel riuscire a lasciare andare una persona amata. Intenso ed elegante, come sempre. 7.5
Mimì: medley che ben valorizza tutto quello che è stata Mimì Caruso. Partendo dal brano portato alle auditions “Figures“, fino alla maturità soul che l’ha vista padroneggiare capolavori come “Mi sei scoppiato dentro il cuore” e “La sera dei miracoli”. 10
Les Votives: prima infiammano con il rock di “You make me feel (mighty real)” e “Are you gonna be my girl“, per poi farci sprofondare nelle glaciali emozioni di “Sign of the times“. Questo “Best of” rappresenta la loro bravura nel cavalcare vari mood emotivi, rimanendo coerenti a livello sonoro. 9+
Patagarri: aver portato il jazz in finale li rende storia di X Factor, a prescindere dal risultato ottenuto. Per noi, inizialmente, non dovevano nemmeno passare le selezioni, ma nei live sono esplosi consacrandosi nel genere, tanto da votarli spesso come i migliori di serata. Riescono a passare da atmosfere eleganti come “Summertime” a quelle più festose come “Stayin’ alive” o come la colonna sonora degli Aristogatti, mantenendo sempre un’elevata qualità nel suonato. 10
Lorenzo: riassunto perfetto del mondo che vuole portare fuori dal talent. È un cantautore giovanissimo, ma paradossalmente di vecchio stampo. Romantico e malinconico, giunge ai suoi apici su brani come “Tango” e “Margherita”. Ma ha anche la sfacciataggine di sbottonarsi come dimostra in “Me so ‘mbriacato”. 7
Lorenzo: molto coerente nella sua ballad al pianoforte, chiamata “Mille concerti”. Un amore finito, struggimento e il tentativo di andare avanti sono ben espressi dalla sua vocalità. Dal punto di vista strumentale non spicca per originalità, dato che ricorda il mondo delle dark ballad di Achille Lauro. 5.5
Patagarri: spunti di jazz all’inizio, per poi lasciare spazio a un pop demenziale sulla linea di Rosa Chemical. Il testo è un divertissment sulla vita degli artisti di strada. La loro “Caravan” è molto orecchiabile, ma poco coraggiosa, dato che del jazz rimangono solo gli strumenti. 6-
Mimì: tutto quanto di buono abbiamo visto da Mimì, viene totalmente annullato in un brano urban-pop scritto da Madame che non dice assolutamente niente del suo grande talento. La sua “Dove si va” è un’insipida canzone che non spiccherebbe nemmeno in una playlist della New Music Friday. 4
Les Votives: presentano il loro inedito “Monster“. Che ha il grande pregio di essere molto personale a livello sonoro, ma il grande difetto di essere totalmente anonimo nel cantato, a causa della scelta di proporsi nel mercato italiano con un brano inglese. 5+
Manuel: ha fatto sudare fino all’ultimo Mimì per strappare questo meritatissimo posto in finale. L’ha fatta sperimentare nella storia del blues americano nelle prime puntate, per poi farla muovere sul palco con brani dance nella parte centrale e farla esplodere nelle ultime puntate con i grandi classici della musica italiana. Spesso criticato e odiato per le scelte, come il migliore dei Severus Piton, ha svelato la sua vera natura nella voce rotta ed emozionata mentre presentava le sue esibizioni in finale. Severo a fin di bene, si è preso i rischi per far lavorare una ragazza giovanissima e, alla fine, l’ha portata alla gloria finale. 10
Paola: si esibisce anche come ospite, è una figura che da serenità ai concorrenti, come se fosse una mamma. Per tutta la stagione si è rivelata competente e sincera. Ha fatto della spontaneità e della gentilezza il suo punto di forza. 9
Jake La Furia: vestito in maniera molto eccentrica, è un po’ scarico, forse ancora scottato dall’eliminazione a un passo dalla finale di Francamente. Tuttavia spende ottime parole per tutti, riuscendo ad andare oltre alla delusione personale. 9
Achille Lauro: icona di questa edizione, non abbandona quella che Jake definisce “la vendita delle pentole” per presentare i suoi artisti. È uno dei pochissimi giudici nella storia del talent ad aver portato tutti e 3 i suoi concorrenti in finale. Ha saputo valorizzare ogni sfumatura della loro arte, non avendo paura di rischiare nelle assegnazioni. 10
Ogni anno ci si lascia con dei ragionamenti, per fare il punto della situazione sullo stato di salute del talent in questione. Lo scorso anno c’eravamo lasciati con un X Factor allo sbando. Brutti esempi tra i giudici e poco talento. Questa edizione doveva essere quella della rinascita e così è stata. Dall’impreparazione di Francesca Michielin, alla spontaneità lucida di Giorgia. Dalla guerra fredda fra Morgan e gli altri 3 giudici, alla chimica fra Jake La furia, Achille Lauro, Manuel Agnelli e Paola Iezzi. Dalla penuria di talenti dello scorso anno, all’indecisione su chi portare in finale per la varietà di generi che sono riusciti a valorizzare in questa edizione: dal cantautorato di Lorenzo, Francamente e Danielle, al mondo urban di Lowrah. Passando poi per quello soul di Mimì, quello rock dei Les Votives e i The Foolz, quello punk dei PunkCake, fino a giungere al Jazz dei Patagarri.
La qualità musicale, rispetto ad Amici, è cento spanne sopra, anche se il talent di Maria De Filippi ha ancora 6 mesi per recuperare. La differenza tuttavia sembra abissale sia nella qualità dei concorrenti, sia nell’utilità pedagogica dei vari giudici. X Factor è tornato a essere un luogo in cui si riesce a parlare di musica in maniera seria, lasciando da parte le polemiche, i gossip e i ragionamenti discografici.
Consapevoli che questa edizione è solo il punto di partenza, ci auguriamo che per il prossimo anno vengano riproposte le stesse persone e le stesse scelte, perchè il mondo della musica ha bisogno di un evento televisivo in grado d’esprimere serietà e preparazione.
Davide ”Koda” Gazzola è un giovane appassionato di musica e aspirante speaker. È un membro del team di Pillole di Musica Pop, anche se per definizione non si sente un “esperto”, ma semplicemente un “ossessionato” del Pop.
Davide ”Koda” Gazzola è un giovane appassionato di musica e aspirante speaker. È un membro del team di Pillole di Musica Pop, anche se per definizione non si sente un “esperto”, ma semplicemente un “ossessionato” del Pop.
Davide ”Koda” Gazzola è un giovane appassionato di musica e aspirante speaker.
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