Siamo giunti al penultimo capitolo di X Factor con le semifinali. Due manches, di cui una orchestrale, portano a una doppia eliminazione nel finale di puntata:
Patagarri: non riescono mai a toccare le corde giuste per emozionare, però forse non deve essere tra i loro obiettivi. Nonostante la difficoltà di unirsi all’orchestra sorprendono, dando una chiave night a “I can’t help falling in love“. I suonati sono i momenti più alti dell’esibizione, facendo risaltare tutta l’eleganza del sassofono. 8
Mimì: finalmente entra negli abissi vocali del blues americano. Sonorità che le appartengono, come se le avesse nelle vene fin dalla nascita. Graffia e ci fa male su un brano contro la discriminazione, “Strange Fruit“. L’arrangiamento, d’ispirazione alle ballate di Sam Smith, aggiunge pathos a una narrazione già densa di dolore e frustrazione. 10
Les Votives: grande sfida per loro, dovendosi confrontare con “Almeno tu nell’universo”. Forse brano non adatto, non solo per la distanza di genere, ma anche per le capacità tecniche del frontman. Tra il calante e il crescente nelle basse, il ritornello non ha quella potenza che dovrebbe avere un grido d’amore. Pur non stonando, la storia della più grande interprete italiana li ha portati fuori strada. 6-
Francamente: il suo timbro si sposa perfettamente con gli archi orchestrali e con la portata di un brano come “Per Elisa”. Facilitata dalla somiglianza vocale con Alice, dimostra le doti da interprete, sempre sul filo del grottesco non eccede mai a livello interpretativo per esprimere al meglio le tossicità delle dipendenze, che siano d’amore o di qualsiasi altro genere. 10-
Lorenzo: per la seconda volta viene portato Lucio Dalla ai live, e noi ne siamo grati. Tuttavia, rispetto a Mimì, Lorenzo riesce meno nell’operazione sfida al capolavoro. La sua versione di “Caruso” risulta forse troppo scolastica per farci venire i brividi. Il ritornello lo porta a sforzare troppo con la voce, creando un graffiato innaturale. Ma ci sono anche numerosi lati positivi che il giovane è riuscito a restituire alla cover: eleganza, struggimento e poeticità. 7-
PunkCake: inizio molto impostato su “My way” dei Sex Pistols, per poi cadere, però, in uno dei cliché del punk, distruggendo gli strumenti dell’orchestra e spaccando una finta bottiglia di vetro su Manuel Agnelli. Tanta messa in scena, ma che distrae dalla performance. 6
Mimì: più il brano è impegnativo, più lei sembra brillare. Esprime alla perfezione il significato di “Mi sei scoppiato dentro il cuore”, rendendo onore a Mina. Mescola insieme intensità e leggerezza, in un’interpretazione che ben esprime gli effetti di un colpo di fulmine fatale. 10
Les Votives: si riprendono alla grande dopo la prima manche, rendendo rock il funk di “Crazy” di Gnarls Barkley, dimostrando di poter imprimere il marchio Les Votives su qualsiasi brano. Avere un proprio suono non è una caratteristica di poco conto, anzi, è un ottimo segnale per un futuro discografico. 9-
PunkCake: di nuovo tanto appariscenti nel mettere in scena di “Gift Horse” degli Idles. Vestiti da cavalieri per richiamare gli eventi della guerra di Troia, per l’ennesima volta ripropongono lo stesso volto del punk: irriverenza e ricerca di un casino controllato. Forse dimostrandoci definitivamente che altro non sanno fare. La personalità musicale è sicuramente ben chiara, tuttavia se viene declinata in ripetitività, inizia ad esserci un problema artistico. 5.5
Francamente: tra i mille violini di Modugno suonati dal vento, Francamente ci porta dentro “L’ultimo bacio” di Carmen Consoli. Riesce con il suo modo d’interpretare a mantenere la solennità dell’originale, elevando e rendendo suggestivo il momento di un addio. 9.5
Lorenzo: serata non particolarmente prolifica per Lorenzo, dato che rende basico un altro capolavoro come “Questo piccolo grande amore”. La struttura piano-voce non aiuta, ma il risultato è una narrazione fredda, molto distante dall’originale di Claudio Baglioni. 6-
Francamente: immeritatamente al ballottaggio, porta e rispetta “Promises“. Elegante e minimale, come ha sempre dimostrato in tutte le cover che ha fatto, fa del “less is more” il suo punto di forza per far emergere la sua voce. 9
Mimì: anche lei, inspiegabilmente, al ballottaggio, affronta con serietà la
ripetizione de “La sera dei miracoli”. Tolto l’effetto sorpresa della prima volta, la sua performance è ugualmente intensa. Un tuffo nel soul interiorizza e dipinge d’emozioni il cielo, in una notte in cui tutto può succedere. 10-
Manuel: centra il punto su tanti concorrenti, su tutti la critica a Lorenzo Salvetti su “Caruso”. Saluta i PunkCake con la consapevolezza di averli fatti overperformare, portando un genere difficile come il punk fino in semifinale. È l’unico a poter sfidare il monopolio Achille Lauro, riuscendo a lanciare in finale Mimì. 9+
Paola: oggi in versione mamma per tutti i concorrenti. Non avendo l’ansia della gara, si denuda da ogni strategia e riesce a sottolineare i punti forti dei vari semifinalisti, soprattutto nei momenti in cui vengono criticati. 9-
Jake La Furia: irriverente, con la battuta pronta e per nulla politically correct. È crudele il fatto che, proprio nella puntata in cui ha fatto brillare Francamente su Carmen Consoli e Alice, sia costretto a salutarla. 9
Achille Lauro: riesce a portare tutti e 3 i suoi artisti in finale, facendoli sperimentare senza mai snaturarli. È intrattenente, con la giusta dose d’ironia, sa trascinare il pubblico pur ripetendo le stesse frasi e gli stessi commenti. 9.5
Davide ”Koda” Gazzola è un giovane appassionato di musica e aspirante speaker. È un membro del team di Pillole di Musica Pop, anche se per definizione non si sente un “esperto”, ma semplicemente un “ossessionato” del Pop.
Davide ”Koda” Gazzola è un giovane appassionato di musica e aspirante speaker. È un membro del team di Pillole di Musica Pop, anche se per definizione non si sente un “esperto”, ma semplicemente un “ossessionato” del Pop.
Davide ”Koda” Gazzola è un giovane appassionato di musica e aspirante speaker.
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